Cantarini (intermediario di broker): «La frequenza degli episodi impone più tutele»
ANCONA – I tragici episodi catastrofici al centro della cronaca italiana anche degli ultimi giorni hanno riaperto un confronto mai interrotto sul tema non solo della prevenzione ma della tutela. L’Italia è esposta a ogni tipo di calamità naturale per motivi geologici, ambientali ma anche per un’antropizzazione del territorio che hanno acuito gli effetti di molte criticità oltre al riscaldamento terrestre, che ha modificato l’intensità e la frequenza di questi episodi.
Per garantire di avere le risorse per poter ripristinare i danni strutturali, la politica si interroga sul ruolo delle compagnie assicurative e sulla necessità di tutelarsi per privati e aziende nei confronti di possibili disastri.
«Gli eventi atmosferici più gravi e distruttivi che definiamo catastrofali come le inondazioni, alluvioni, bombe d’acqua e smottamenti – dice Nicolas Cantarini, intermediario di broker – sono quelli per i quali la percentuale di polizze accese sono poche, nell’ordine del 5%. La maggior parte degli assicurati, infatti ha optato per tutelarsi da eventi atmosferici come grandine, pioggia intensa, vento forte e trombe d’aria che sono staticamente più frequenti ma complessivamente meno distruttive».
I cambiamenti climatici e gli episodi brevi e violenti stanno convincendo le Compagnie ad adeguare la propria offerta. Già adesso, in caso di danno consistente, garantiscono un anticipo del 50% del danno preventivato per il ripristino totale e la possibilità di avere a disposizione tecnici e periti di fiducia. Un incentivo ulteriore potrebbe derivare «se venisse completata la detassazione dei premi e la detraibilità delle rispettive quote di costi, percorso solo avviato – ricorda Cantarini – che segnerebbe un passo importante per l’Italia in termini di cultura assicurativa».
E aggiunge: «È chiaro che sarebbe auspicabile andare verso una sorta di obbligatorietà che garantirebbe costi ridotti e certi, la tutela del patrimonio ed un risparmio a livello sociale notevole in caso di calamità importanti come quella dei giorni scorsi in Valle d’Aosta così come in Emilia-Romagna ma anche nelle nostre Marche». Il grido d’allarme del Ministro Musumeci potrebbe accelerare la risposta del legislatore. «I modelli matematici ormai sono chiari e non possono essere ignorati. Esistono territori più a rischio di altri ma, complessivamente, nessuno può dirsi completamente al sicuro – conclude Cantarini – e le ipotesi paventate di delocalizzazione di intere zone industriali o complessi abitativi hanno costi economici e sociali insostenibili. Occorrono soluzioni sperando che la cultura della prevenzione trovi terreno finalmente fertile».
Jesi, 4 luglio 2024